Page 22 - STORIA DI UN EX OSPEDALE DAVANTI AL MARE E DELLA SUA SPIAGGIA
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Le spiagge del Lido erano diverse da come le vediamo oggi. Le dune che erano diffuse su tutta l’isola sono oggi limitate a piccoli tratti nelle aree del Cavallino, di S. Nicolò e degli Alberoni a causa del moltiplicarsi degli stabilimenti balneari. Nei mesi invernali, rimanendo noi in pochi, il rapporto con il personale era più familiare e potevamo andare in spiaggia da soli o con tre o quattro compagni a raccogliere conchiglie (cappesante e cappe regine). Oppure andavamo a raccogliere il muschio che cresceva abbondante nella macchia delle dune per preparare i prati del presepe che a dicembre, i falegnami e le suore costruivano nei reparti che ospitavano bambini e nella chiesetta. Almeno una volta l’anno, d’inverno in una giornata di tempo buono, c’era l’abitudine per quelli più atletici di andare a piedi lungo la spiaggia e sulla diga di S. Nicolò fino al faro in fondo alla diga (tra andata e ritorno erano circa 10 Km!). D’accordo con l’infermiere del turno di notte, promettendo di ritornare in reparto al mattino prima dell’arrivo delle suore, con un compagno dei “grandi” si partiva poco dopo la mezzanotte e si camminava al chiaro di luna. Si aspettava l’alba al faro godendoci in silenzio uno spettacolo bellissimo: il risveglio dei gabbiani e il sole che sorgeva all’orizzonte limpido sulla linea di confine tra mare e cielo. Poi si incidevano data e nome sul muro del faro e si tornava in reparto in tempo per fare finta di svegliarsi dal letto.
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19. Diga S. Nicoletto, foto di Giovanna Mitri


































































































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